MIMMO PALADINO
Domenico Paladino nasce a Paduli (Benevento) nel 1948. Attraverso lo zio pittore
matura la propria inclinazione all'arte e nel 1968 conosce il critico Achille Bonito
Oliva, che l'anno seguente presenta la sua personale alla Galleria Studio Oggetto
di Caserta. Risalgono alla metà degli anni 70 lavori fotografici nati nell'ambito
della ricerca concettuale allora dominante; ma già dalla fine del decennio le sue
doti di disegnatore lo impongono all'attenzione della critica. Punto di svolta della
poetica di Paladino è il dipinto Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro che,
esposto nel 1978 all'interno di un'opera ambientale come un provocatorio ready made
duchampiano. Paladino riscopre dunque la pittura e recupera il colore, muovendosi
tra figurazione e "informale" e tenendo sin dal 1979 personali nei musei di Ginevra,
Rotterdam e Amsterdam. Nello stesso anno il suo lavoro è inserito da Bonito Oliva
all'interno della Transavanguardia e nel 1981 è esposto nella mostra A New Spirit
in Painting alla Royal Academy of Art di Londra. Sperimenta le tecniche più diverse:
dall'encausto al calco in gesso, dall'incisione alla ceramica alla scultura in bronzo.
Il suo linguaggio attinge forme e iconografie dalle fonti più diverse: dall'arte
egizia a quella greco-romana e medievale; dalla ricerca cromatica di Klee e Kandinsky
a quella di Yves Klein, agli assemblaggi di Robert Rauschenberg, trovando ispirazione
in un immaginario popolare e ctonio, magico e alchemico, al quale si sovrappone dal
1982 una componente animistica assimilata durante i numerosi viaggi in Brasile. A
metà degli anni 80 si assiste, da una parte, all'uso di cromie terrigne e scure e,
dall'altra, alla conquista di una saturazione della superficie pittorica, la cui
bidimensionalità cede sotto l'assedio di interventi plastici e oggetti di recupero.
Un serrato dialogo tra pittura e scultura che trova compiuta espressione nel 1988
nella sala personale alla 43.Biennale di Venezia. Caratterizza il decennio successivo
una ricerca di maggiore essenzialità e rigore geometrico, che porta l'artista a riscoprire
la lezione di Fausto Melotti e i Quanta di Lucio Fontana. Nascono da qui lavori come
Non avrà titolo e Respiro, presentato nell'antologica a lui dedicata nel 1994 dalla
città di Napoli, dove Paladino espone la Montagna del sale, nata nel 1990 come scenografia
per La sposa di Messina di Schiller diretta da Elio Capitani a Gibellina. Il nuovo
millennio si apre con la più completa retrospettiva della sua opera, curata da Bruno
Corà al Centro di arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato nel 2002 e con l'incarico
di rappresentare l'arte nostrana durante la presidenza italiana a Bruxelles (2003).
Nel 2004 vince il premio UBU per la scenografia. Dopo le collaborazioni con Renzo
Piano a San Giovanni Rotondo (2004), Franco Purini a Lecce e Piero Sartogo a Roma
(2006), è impegnato nel progetto di riconfigurazione urbanistica della piazza antistante
il Museo Leonardiano a Vinci, inaugurato nel 2006. Nel 2011 Palazzo Reale di Milano
rende omaggio all'artista con una'ampia antologica.